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La malattia parodontale e il modo in cui influenza il rischio cardiovascolare

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La malattia parodontale e il modo in cui influenza il rischio cardiovascolare

a cura del Prof. Dott Sandro Fabbro

Tra i più recenti aggiornamenti in materia di Periomedicine se ne segnalano alcuni particolarmente interessanti in campo cardiovascolare o meglio in quell’area sempre più netta e chiara in cui i problemi parodontali si intrecciano con i disturbi cardiaci, innescando un legame sempre più evidente. Si tratta di due studi condotti ai capi opposti del pianeta  e presentati durante le ultime sessioni scientifiche dell’American Heart Association che si sono tenute a Orlando, in Florida. Al meeting annuale dell’associazione statunitense, considerata tra le più autorevoli in ambito cardiologico a livello mondiale, a ribadire un interesse sempre più vivo in materia, sono stati presentati numerosi studi afferenti al filone della Periomedicine. E’ stato accolto con grande interesse uno studio condotto a Taiwan che conferma che le sedute di igiene professionale ridimensionano in modo significativo il rischio di evento cardiaco o di stroke.  In particolare, al Dipartimento di cardiologia del Veterans General Hospital di Taipei (Taiwan)  è stato condotto uno studio di popolazione retrospettivo analizzando i dati riguardanti più di centomila abitanti delle isole della repubblica cinese nota come Formosa. Hanno preso in considerazione un gruppo di 51 mila adulti che erano stati sottoposti almeno ad una seduta di igiene orale eseguita da un dentista o da una igienista, ed un gruppo numericamente analogo di abitanti di Taiwan che non avevano mai affrontato una seduta di igiene orale professionale  che erano sovrapponibile al primo gruppo per età, genere e comorbidità (nessuno dei partecipanti presentava una storia pregressa di infarto miocardio o stroke).  I due gruppi sono stati seguiti per 7 anni e in questo arco di tempo è emerso che i partecipanti che si erano sottoposti a sedute di igiene orale professionale di frequente o occasionale presentavano un rischio ridotto di andare incontro a un infarto ( -24 %) o di incorrere in uno stroke (-13%) rispetto a chi si era mai sottoposto all’igene orale.
Il razionale di questi risultati risiede con tutta probabilità nell’azione pro infiammatoria dei batteri presenti nel  cavo orale che  innescando la flogosi possono facilitare l’insorgenza  di problemi  cardiovascolari come quelli presi in esame dallo studio.

Tratto da: Corriere Medico Odontoiatria – Marzo 2012